martedì 28 maggio 2013

Itinerario pomposiano: sulle tracce di san Guido da Pomposa a Borgo San Donnino (Fidenza) [parte seconda: 2 di 2]

Il confronto con Daniele Rossi ed i suggerimenti delle persone che hanno partecipato alla serata di presentazione del progetto di rievocazione del viaggio di San Guido da Pomposa, sono stati per me molto utili.
Sono così giunto a formulare nuove considerazioni che hanno portato a studiare le modifiche al percorso documentate qui sotto con mappe e video.

Nell’alto Medioevo, convogli e singoli viaggiatori seguivano preferibilmente le poche vie di comunicazione ritenute sufficientemente praticabili e sicure. Trovarsi insieme a camminare, a dorso di mulo, oppure transitare a cavallo o con un carro… era già di per sè elemento di sicurezza.
Dunque i tracciati più frequentati erano certamente più affidabili dei percorsi, forse più brevi, ma isolati e soggetti alle sorprese di ladri e briganti.
Le direttrici di comunicazione continuarono a rimanere, per secoli, le antiche strade romane.
Vie decadute, non più adeguatamente mantenute nello stato di migliore percorrenza… ma pur sempre le sole alternative realisticamente a disposizione.

Si può ragionevolmente ipotizzare che San Guido abbia seguito, per un bel tratto, proprio la via più comoda e sicura, quella comunemente praticata per i trasporti e gli spostamenti di persone e merci che si spostavano attraversando la bassa pianura padana: la via Emilia.

L’abate Guido, ormai avanti negli anni, partì nella primavera del 1046 dall’abbazia di Pomposa, in compagnia di due confratelli, per raggiungere Pavia, dove si sarebbe dovuto tenere un sinodo. La sua autorevole presenza era stata richiesta dal re Enrico III. Verosimilmente seguì la sponda del Po di Volano, facendosi ospitare lungo il percorso dall’amico Bonifacio di Canossa e raggiungendo Ferrara. Quasi certamente raggiunse l’importante abbazia di Nonantola, attraversando successivamente Modena, Reggio Emilia e Parma, fino a Borgo San Donnino (ora Fidenza). Qui morì, il 31 marzo 106, colto da febbre violenta.

A parte le considerazioni di opportunità appena proposte, mi sono convinto che un personaggio così noto e stimato per la sua cultura, non potesse che essere letteralmente conteso dagli esponenti di prestigio delle istituzioni civili e religiose che si trovavano sul suo percorso.
A quel tempo non esistevano media di trasmissione della cultura che consentissero un accesso diffuso. I libri erano costosissimi prodotti destinati ad una élite ristrettissima, per essere letti ad alta voce, in forma collettiva, presso le istituzioni religiose o presso le corti della più alta nobiltà.
Il luogo elettivo della comunicazione collettiva rimase per secoli la chiesa.
Nelle chiese più importanti delle città venivano chiamati predicatori famosi e apprezzati per le capacità oratorie di convinzione ed esortazione. Ritengo che, in sostituzione di cinema e televisione, andare in cattedrale ad ascoltare le omelie di insigni monaci e sacerdoti, fosse una speciale occasione di formazione ed informazione accessibile al popolo, alla borghesia ed anche alla piccola nobiltà. San Guido non poté, con tutta probabilità, sottrarsi a questa sorta di obbligo istituzionale.
Testimonianza ne sia che per tutto il medioevo si verificò una successione di chiamate per acclamazione, agli onori degli altari, di religiosi, e in particolare di monaci morti come si suol dire “in odore di santità”. Questo perché tutto il popolo di un determinato territorio, ne conosceva direttamente le virtù e li aveva ascoltati e visti, aveva pregato insieme a loro, ne aveva ascoltato le appassionate omelie dal pulpito.

Questa riflessione mi ha condotto a ritenere che gli spostamenti di figure religiose eminenti siano di regola avvenuti per la via che dava modo di attraversare i centri urbani più importanti e non quella geograficamente più breve o comoda.
Ciò si verifico molto probabilmente anche per le traslazioni delle reliquie di santi. Il re o l’imperatore che le imponeva, credo che ponesse la massima cura nel valorizzare i passaggi di questi sacri convogli. Il possesso e la custodia di famose reliquie fu a lungo utilizzato dai governanti per testimoniare la propria potenza, autorità e sottolinearne l’implicita forma di riconoscimento divino.

Credo ora di comprendere perché gli indizi relativi all’itinerario della traslazione del corpo di Santa Giulia dell'anno 763, voluta dal re longobardo Desiderio e da sua moglie Ansa, conducano a ipotizzare un percorso piuttosto allungato e sostanzialmente “antieconomico”.
L’obiettivo non era certo condizionato dall’idea moderna di viaggio, ma si trattava piuttosto di ottenere risultati sociali e politici concreti. A Desiderio, che aveva appena assunto il titolo di re dei Longobardi, apparve forse fondamentale sfruttare l’occasione come segno di unione dei ducati e delle città longobarde, almeno di quelle che potevano essere ragionevolmente attraversate dalla prestigiosa traslazione. Questa valutazione mi ha convinto a modificare il tracciato del “Cammino di Santa Giulia”, che coincide ora con quello di San Guido nel tratto Modena-Fidenza per proseguire poi verso Cremona, Pontevico, Manerbio ed infine Brescia.

Gli itinerari di rievocazione dei percorsi medievali non possono però seguire le dorsali stradali contemporanee che ricalcano le strade realizzate sotto l’impero romano antico. Queste vie sono state sostituite e ricoperte da una viabilità ora intensamente impegnata dal traffico a motore.
Tutti gli appassionati di trekking, cicloturismo e “Cammini” si oppongono unanimemente e sistematicamente ad ogni soluzione di percorso che comporti tratti di grande viabilità.
Non posso che dar loro ragione. Non ha senso pedalare o camminare rischiando ogni momento di essere travolti da un TIR.
Pertanto il tracciato proposto segue strade secondarie, ciclabili e persino sterrate di campagna, anche se poi entra nei centri storici delle città, anche perché è lì che si trovano le necessarie soluzioni di appoggio ed accoglienza, come gli ostelli della gioventù.
Il percorso è ora definito in modo unitario, senza prestabilire tappe vincolanti. Questo per consentire di modulare la lunghezza dei segmenti sulla base delle necessità individuali.

Ecco, qui sotto, le informazioni cartografiche, i link per accedere alle mappe, ai tracciati gpx per navigatore (trekking e bici) ed alcuni contributi video.


GPSies - Pomposa-Fidenza. Itinerario di San Guido Abate Itinerario pomposiano:
sulle tracce di san Guido da Pomposa a Borgo San Donnino (Fidenza)
[cartografia e schermo intero + dati gpx da trasferire al navigatore trekking e ciclismo]







Itinerario pomposiano: sulle tracce di san Guido da Pomposa a Borgo San Donnino (Fidenza)
[parte prima: 1 di 2]

Itinerario pomposiano: sulle tracce di san Guido da Pomposa a Borgo San Donnino (Fidenza) [parte prima: 1 di 2]

L’amico Daniele Rossi è stato per decenni il responsabile della biblioteca di Codigoro, comune che include la storica area dell’antica abbazia benedettina di Pomposa. Daniele è un appassionato studioso del territorio ed animatore di innumerevoli iniziative culturali ed artistiche, tra cui la rievocazione storica in costume del soggiorno a Pomposa di Ottone III, principe ereditario di Sassonia e successore di Carlo Magno. In seguito a questa visita, effettuata nell’anno 1001, si ebbe la promulgazione di un diploma imperiale in cui l’abbazia veniva proclamata "Monasterium in Italia princeps" e resa indipendente da ogni altra autorità che non fosse l’imperatore stesso del Sacro Romano Impero.
Daniele Rossi, nell’estate del 2012, mi contagiò con il suo desiderio di riproporre gli storici tracciati ed i “Cammini” che videro Pomposa come nodo di incontri e luogo di sviluppo e scambio di idee, studi e saperi.
Torre campanaria dell'abbazia di Pomposa
Nel corso dell’alto medioevo, Pomposa illuminò di cultura religiosa ed artistica l’Italia; meta ammirata di vescovi, cardinali, papi, duchi, re e imperatori; fucina  di santi, musici, letterati, poeti e pittori. L’abbazia fu a lungo nodo di percorsi di cultura e di fede, nella insostituibile rete di relazioni e scambi sviluppata dai Benedettini attraverso l’Europa intera. Posta lungo l’antica via Popilia, e ben collegata con le antiche vie Romea e Annia; favorita nelle comunicazioni dalla posizione sul Po di Volano; vicina a porti che ospitarono flotte che determinarono per secoli la storia dell’intero Mediterraneo orientale.

L’abbazia di Pomposa si giovò della sua separazione dalle aree urbane sottoposte alla violenza delle guerre e delle occupazioni e della contemporanea privilegiata posizione di transito, su un territorio che non attirava la cupidigia delle rapine perché privo di ricchezze, se non quelle prodotte dalla fede e dallo studio.

L’idea di Daniele era quella di rievocare, reinventandone i tracciati, i viaggi di San Guido Abate, noto anche come Guido degli Strambiati, da Pomposa verso Pavia (anno 1046) e di Guido, monaco e musico, da Pomposa ad Arezzo (1015 ca).
Mi misi dunque al lavoro su una prima ipotesi, considerando il concetto di cammino, a piedi o in bicicletta, come pellegrinaggio e senso stesso della vita in quanto percorso: metodo di comprensione, strumento culturale ed antichissimo mezzo di comunicazione e conoscenza. In sostanza il senso di questo progetto è comune all’esperienza che già avevo maturato sviluppando il “Cammino di Santa Giulia” e ne condivide i valori di fondo.
Avvalendomi delle opportunità offerte dalla rete, dalla cartografia satellitare e dalle strumentazioni di navigazione specificatamente progettate per il trekking ed il cicloturismo, giunsi così ad elaborare una prima bozza di tracciato, provato poi concretamente su strada per lunghi tratti insieme all’amico Elio Lorenzi. Elio mi accompagna da anni nei sopralluoghi da cui nascono i percorsi di cicloturismo che condivido su www.gipsies.com

In questo modo e con queste premesse, arrivò l’invito a partecipare, con una conferenza su questa ipotesi di un primo “itinerario pomposiano”, da proporre nel quadro dei festeggiamenti per il “950° della Fondazione della Torre Campanaria e Prima edizione della Primavera Pomposiana” (25 aprile, 5 maggio 2013).

Don Stefano Gigli, parroco e responsabile dell’abbazia ed i volontari che animano l’accoglienza e l’azione di impegno sociale e religioso dell’antico monastero benedettino mi coinvolsero con affettuosa amicizia.

Fu così che venerdì 29 aprile, nella prestigiosa sala delle Stilate, inserita nel complesso storico degli edifici dell’abbazia di pomposa, si svolse la conferenza per presentare la prima ipotesi del tracciato “Pomposa-Fidenza: sulle tracce di San Guido”.

L’incontro fu introdotto da una prolusione storica di Danele Rossi su:
“PERCORSI DEVOZIONALI POMPOSIANI: I VIAGGI DI SAN GUIDO ABATE DI POMPOSA E DI GUIDO, MONACO E MUSICO POMPOSIANO” [clicca qui per scaricare il documento]
La conferenza si sviluppò considerando…

* Le abbazie come centri di cultura e “ombelico del mondo medievale”: l’abbazia di Pomposa.
* Cenni sui viaggi nel medioevo: similitudini ed antagonismi tra l’antichità ed oggi.
* Muoversi per conoscere, ascoltare, raccontare: percorsi di educazione e crescita come occasione di pellegrinaggio e consapevolezza: un’esaltante esperienza di viaggio.
* Le ipotesi di “Itinerari Pomposiani” come opportunità educative, culturali e turistiche aperte.


I percorsi medievali e particolarmente quelli di pellegrinaggio si appoggiarono ai monasteri ed agli ospizi che i poteri feudali sostenevano come segno del proprio prestigio.

Le vie seguite dai viandanti nel Medioevo risultano ormai quasi totalmente ricoperte ed inglobate dall'attuale sistema viario. Il tracciato preciso delle antiche strade è ormai scomparso perché irrimediabilmente alterato dalle profonde modificazioni che il territorio ha subito nel corso dei secoli. Tuttavia oggi è ancora possibile raggiungere le località ed attraversare i luoghi che videro transitare i pellegrini del passato. I percorsi vanno riscoperti, sulla base delle necessarie considerazioni storiche, studiando soluzioni di percorrenza che si integrino con un tracciato percorribile in modo sicuro dal moderno viandante o dall’appassionato di cicloturismo.
L’ipotesi di realizzare uno o più "Itinerari Pomposiani", eventualmente integrandoli come diramazioni della Via Francigena, è una sfida che può rivelare positive sorprese.

* Presentazione delle modalità e degli strumenti di progettazione di un percorso.

L’itinerario proposto costituisce un’ipotesi di studio e fattibilità per rievocare il viaggio di Guido abate da Pomposa a Borgo San Donnino (ora Fidenza); si snoda attraverso la campagna dimenticata dai grandi percorsi: un modo per riscoprire il paesaggio e la natura di territori ricchi di arte e di storia.
  
Continua nel successivo articolo con mappe, tracciato gpx per navigatore (trekking e cicloturismo)
Clip video e simulazione di volo sul percorso.

    Fonti di approfondimento sul web:
    
Guido di Pomposa, noto anche come Guido degli Strambiati
http://it.wikipedia.org/wiki/Guido_di_Pomposa


Guido Monaco, conosciuto anche come Guido d'Arezzo o Guido Pomposiano
http://it.wikipedia.org/wiki/Guido_Monaco



Itinerario pomposiano: sulle tracce di san Guido da Pomposa a Borgo San Donnino (Fidenza)
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